SEGNALI


Vi è mai capitato di trovarvi su un sentiero sbagliato?
Un sentiero che avevate intrapreso convinti che fosse quello giusto 
dove poi, passo dopo passo, 
vi siete accorti che in realtà non era ciò che credevate?
Che poi non è che ti accorgi subito di aver sbagliato strada, 
sono tante piccole cose che ti mettono il dubbio un po' alla volta.
Tu continui ad avanzare e più vai avanti capisci di esserti perso; 
non trovi più i segni sui massi che indicano la strada. 
Provi a tornare indietro per vedere dove era l'ultima indicazione,
che magari mentre eri sovrappensiero non avevi notato.
Così torni un po' indietro ma non trovi niente, 
aumenti il passo e continui ad andare avanti convinto che un segnale ci debba essere, 
magari dopo quella curva o dietro qualche albero.
Prosegui alla deriva sull'unico sentiero che hai di fronte ma senza avere nessuna certezza.

In questi casi non so voi, ma io ho sempre sperato in un segno,
del destino, della vita, chiamatelo come volete.
Lo aspettavo, perché prima o poi doveva arrivare, avevo fede in questo.
Un segno che mi facesse capire che ero sulla strada giusta,
magari un masso con i colori sbiaditi del sentiero che sognavo
giusto per dire: "Fiù okay, che paura, pensavo di aver sbagliato tutto"
Oppure un masso con un colore diverso ridipinto da poco,
che in quel caso mi avrebbe dato la conferma di aver sbagliato.
In entrambi i casi sarebbe stato più facile,
proseguire soddisfatto o capire che sei una capra a fare i percorsi di montagna.

Pensavo questo. 
Che in entrambi i casi sarebbe stato facile.
Ieri ho trovato il mio segno, onestamente?
Ho sperato fino all'ultimo che la strada su cui mi trovavo fosse giusta.
Questa volta il segnale era forte e chiaro, e neanche la mia parte più razionale ha potuto ignorarlo.
Perché quando sei quasi arrivato a metà ti scoccia scoprire che hai sbagliato montagna.
Tu volevi salire in un posto preciso e sei finito da tutt'altra parte.
E allora inevitabilmente pensi che potevi accorgertene prima, 
che già al primo bivio non tracciato potevi ragionarci meglio, così ti risparmiavi quella fatica.

Che poi non è che il sentiero e la montagna dove sei capitato un po' per caso sia brutto, 
anzi magari è illuminato dai raggi del sole che filtrano dagli alberi
magari è largo e pianeggiante, piacevole da percorrere.
E forse proprio per questo l'hai percorso per tutto quel tempo 
senza farti troppe domande, perché tutto sommato era okay, 
ti piaceva, era rilassante.

Però non era quello che volevi tu. 
Non era dove volevi andare.
Il punto di arrivo tu ce l'avevi ben chiaro, 
per raggiungere quel punto saresti stata disposta a salite ripide e scivolose, 
a tratti esposti a nord dove non batte il sole e fa freddo, 
eri disposta a fare fatica senza problemi perché volevi quello.
Hai sempre saputo che vetta volevi raggiungere.

Dicono che nella vita conti il viaggio,
sicuramente aver esplorato una montagna che non cercavi è una cosa bella, che ti arricchisce,
però si vive una volta sola e tu volevi arrivare in cima da un'altra parte. 
Questo non lo puoi negare a te stessa, anche se ci hai provato.

Mi sono immaginata alla fine di quel sentiero sbagliato, 
sulla cima della montagna a guardare l'orizzonte 
e notare a pochi chilometri in linea d'aria l'altra vetta, 
quella dove volevi essere e provare un senso di tristezza infinta.
Magari il tuo sentiero è stato bello, 
ma vi immaginate l'amarezza di scoprire di aver passato un'intera vita a salire dove non volevi?
Ho quasi 29 anni, per me sono tanti, ma alla vetta non ci sono ancora arrivata.
Quindi ci ho pensato, 
se non è il sentiero che volevo ed arrivo in alto solo per scoprire di aver sbagliato cima? 
Cosa avrei provato?
Sicuramente soddisfazione nell'avere portato a termine il mio percorso.
Indubbiamente vedrei la vallata da cui sono partita, 
vedrei l'orizzonte e il sole lontano che mi illumina il viso, 
sarebbe bello, nessuno lo nega.

Ma io non voglio vivere per questo, non voglio rischiare di accontentarmi.
Voglio fare il sentiero che sognavo, a costo di non farcela, di non arrivare mai in cima
a costo di rotolare giù e scivolare infinite volte, ma avere la consapevolezza di averci provato.
Di essere andata dove mi portava il cuore e non la testa.
E' da folli vero?
Lo so, mi sento folle a voler rischiare di non vedere una cima solo perché sono ostinata.
Ma forse non voglio godermi una vetta che non ho scelto con il cuore.

E così mi dispiace ragazzi, ma ho come la sensazione che dovrò scendere, 
a ritroso, un passo alla volta e ritrovare il mio percorso,
quello che sognavo, quello che so essere l'unico per me.







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