DI NUOVO LEI
Oggi sono andata dalla psicologa per la mia seduta settimanale.
Ero già di cattivo umore ancora prima di entrare nell'atrio
per colpa di quella vocina che mi ronzava nelle orecchie.
Durante la seduta ho parlato di LEI,
la psicologa mi ha chiesto cosa mi sussurrasse quando mi parlava.
E' stato difficile concentrarsi su quella vocina
che da sempre avevo considerato come dannosa e di conseguenza ignorato.
Mi dice che sto sbagliando, che sono sulla strada sbagliata, che il lavoro, la vita che sto seguendo non è quella adatta a me. Abbiamo solo una vita da vivere e io la sto sprecando vivendo la vita di qualcun altro, di certo non la mia.
Mentre parlavo a voce alta le lacrime mi rigavano il viso,
non avevo mai detto a nessuno, non avevo mai ripetuto a voce alta,
quelle parole che mi sentivo ripetere da una parte di me ogni singolo giorno.
Stai sbagliando tutto, stai seguendo un piano che non è il tuo, cerchi in tutti i modi di adeguarti ad una vita che non ti appartiene, cerchi di seguire in modo maniacale degli schemi che non fanno per te.
Mentre ripetevo a voce alta, mi sono resa conto di una cosa.
Che forse LEI non era cattiva come l'avevo sempre immaginata.
La psicologa, quando ebbi finito e restavano solo le lacrime, mi chiese cosa ne pensassi io al riguardo.
"Che ha ragione" Ammetterlo è stato il passo più difficile.
Ha ragione, non sto vivendo la vita che volevo e forse non sono in grado di accettarlo, una parte di me vorrebbe accontentarsi, dire che va bene lo stesso. Il lavoro sicuro, il progetto per una casa e via dicendo. Vorrei tanto perché sarebbe tutto molto più semplice ma LEI fa resistenza, si oppone con violenza e mi sbatte in faccia la realtà delle cose.
"Perché ti sei ostinata a continuare questo percorso lavorativo se ti fa stare più male che bene?" Mi ha chiesto la psicologa; risponderle è stato istintivo: "Beh il diploma può essere utile, è sicuramente spendibile nel mondo del lavoro, e poi finito quest'anno potrei avere un lavoro meglio retribuito o per lo meno retribuito il giusto. Poi non voglio deludere i miei genitori l'ennesima volta."
Ciò che ho detto era perfettamente logico, razionale, coerente; questa opportunità lavorativa mi avrebbe garantito una sicurezza che non avevo mai avuto con i lavori precedenti e i miei ne sarebbero stati contenti, un lavoro indeterminato mi avrebbero permesso di fare un mutuo prendermi una casa e poi?
E poi?
Io dove sono in tutto questo? A questa domanda che mi è sorta spontanea non ho saputo rispondere, a me interessa diventare vice direttore di un supermercato? Ad occhio e croce direi proprio di no.
Avere un lavoro retribuito il linea con il costo della vita non è un sogno personale è una necessità,
la paura di deludere i miei genitori non c'entra minimamente con quello che voglio io.
Quindi, io dove sono?
In questo grande progetto dove sono io? Non ci sono, è questo che LEI cerca di ripetermi ogni giorno, ogni volta che punto la sveglia per il giorno dopo, ogni volta che guido per andare a lavorare, ogni volta che meccanicamente passo gli articoli sullo scanner della cassa come un automa.
LEI non è cattiva è l'ultimo briciolo di autenticità che mi è restata.
LEI è incandescente, è energia pura, mi sussurra in continuazione di mollare tutto, di partire per fare quel viaggio che ho sempre sognato. Che mi dice di provarci, di rischiare, che dovrei trovare il coraggio di lasciarmi tutto alle spalle, soprattutto la paura di fallire, e partire.
Andare a vivermi la vita, girare il mondo e scriverne, vivere di emozioni e di attimi perché LEI non vuole una vita lunga e vuota vuole una vita breve ma intensa di momenti preziosi.
LEI mentre gli anni passavano è diventata sempre più piccola, flebile come un piccolo lumino, poco luminoso da seguire. Sono terrorizzata all'idea di ascoltarla, di darle ragione perché significherebbe brancolare nel buio finché quella piccola fiammella non si rianima.
Sono certa che con il passare del tempo finirà per spegnersi, io smetterò di sognare, smetterò di esistere.
Di me resterà solo una persona che esponeva merce nelle corsie di un supermercato e svolgeva le sue mansioni in modo mediocre. Questo resterà di me se non trovo il coraggio di alimentare l'unica fiammella che è rimasta ad illuminare la mia vita.
LEI è speranza, e io la sto sabotando per paura.



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